La puntata di oggi, giovedì 16 aprile, de “La Vita in Diretta”, è iniziata con un triste annuncio: quello della morte ad Oviedo, in Spagna, a causa del Coronavirus, dello scrittore, poeta ed intellettuale cileno Luis Sepùlveda, 70 anni.
La notizia
L’ingrato compito di comunicare la notizia al telespettatori de “La Vita in Diretta”, è toccato a Lorella Cuccarini. Sepùlveda “aveva combattuto tante battaglie nella sua vita ma non è riuscito a vincere, purtroppo, quella contro il Covid-19”, ha detto la conduttrice, visibilmente scossa.
Poi è intervenuto il collega Alberto Matano, che ha raccontato appunto l’ultima battaglia dello scrittore. Aveva avvertito i primi sintomi del Covid-19 il 25 febbraio scorso; due giorni dopo era stato ricoverato al Central University Hospital of Asturias di Oviedo, dove stamane è deceduto.
Matano ha ricordato che “La Vita in Diretta” aveva annunciato il ricovero di Sepùlveda; il drammatico evolversi della malattia e oggi è arrivato il triste epilogo.
Il giornalista ha menzionato il romanzo più celebre dell’autore sudamericano naturalizzato francese, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, pubblicato nel 1996. Da questo, due anni più tardi, è stato tratto il famoso film d’animazione “La gabbianella e il gatto”.
“Ma lui (Sepùlveda, ndr) era anche un grande attivista – ha ricordato Matano – si è battuto per l’ecologia, ha fatto molte e molte battaglie che resteranno in questa storia. Sicuramente resteranno le sue opere”.
In collegamento al momento dell’annuncio della scomparsa del grande autore, c’era Michele Placido. L’attore e regista ha citato una frase del poeta: “E’ molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile”.
Sepùlveda incarcerato e torturato da Pinochet
Nipote di due anarchici (nonno e zio), che gli instillarono tra la la passione per la letteratura politica, Luis Sepùlveda si iscrisse appena 15enne alla Gioventù Comunista. Divenuto successivamente membro del Partito Socialista, entrò a far parte della guardia del corpo nientemeno che del presidente cileno Salvador Allende. Si trovava con lui anche al momento del colpo di stato di Augusto Pinochet nel 1973, quando Allende fu ucciso.
Sepùlveda venne incarcerato e torturato. Rimase agli arresti per 7 mesi in una cella terribilmente angusta. Scarcerato grazie ad Amnesty International, riprese a fare attivismo politico.
La sua celebrità lo riportò dietro le sbarre. La giunta militare lo processò e lo condannò all’ergastolo.
Amnesty International tornò a fare pressione in suo favore e la condanna, dopo due anni e mezzo di carcere, venne commutata in otto di esilio. Nel 1977 lo scrittore riparò in Svezia. Il rimpatrio gli fu concesso nel 1989, ma dal 1996 visse in Spagna.