Il 4 dicembre 1999 si spegneva a 79 anni, dopo 50 in politica, Nilde Iotti, la prima presidente della Camera, e stasera verrà riproposto su Rai Premium il docufilm “Storia di Nilde” (uscito il 5 dicembre 2019 a 20 anni dalla scomparsa della politica). L’attrice protagonista sarà la bravissima Anna Foglietta.
Nilde (Leonilde) Iotti era nata il 10 aprile 1920 a Reggio Emilia. Suo padre Egidio, ferroviere, era un sindacalista socialista e questo gli costò il posto di lavoro.
L’uomo morì quando Nilde aveva 14 anni e lei potè continuare a studiare dopo aver ottenuto delle borse di studio. Si laureò in Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano nel 1942. Suo docente di Dottrine economiche fu il futuro segretario e presidente della Democrazia Cristiana, presidente del Senato e presidente del Consiglio Amintore Fanfani.
Forse non tutti sanno che Nilde Iotti, secondo quanto prevedeva la “Leva fascista” (quella che organizzava le “tappe della vita” dei giovani italiani dell’epoca), si iscrisse al partito che poi avrebbe combattuto strenuamente. Effettuò l’iscrizione presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia il 5 ottobre del 1942.
Solo così avrebbe potuto insegnare. Cosa che in particolare fece in un istituto tecnico industriale nella sua città fino al 1946.
Nel frattempo, dopo l’8 settembre 1943 aveva iniziato a partecipare alla Resistenza come staffetta e poi si avvicinata al PCI e ai suoi Gruppi di Difesa della Donna (GDD).
Dopo la guerra fu segretaria dell’Unione delle Donne Italiane (UDI) a Reggio e nella primavera del 1946 entrò nel consiglio comunale cittadino.
Iniziò come indipendente nel PCI, ma di lì a poco vi aderì. A giugno fu eletta nell’Assemblea Costituente, diventando una della madri della Costituzione.
Nello stesso 1946, Nilde Iotti iniziò la “famosa” relazione con Palmiro Togliatti. Quest’ultimo era di 27 anni più anziano e già sposato con un’altra valida politica e madre della Costituzione: Rita Montagnana (Torino, 6 gennaio della 1895). Da lei, Togliatti aveva avuto il figlio Aldo. La storia divenne nota a tutti quando il segretario generale del PCI rischiò di perdere la vita in un attentato nel 1948.
Dopo la fine del matrimonio, Rita continuò a sua volta l’impegno politico, venendo eletta deputata. Lavorò anche a Mosca come pubblicista e redattrice di trasmissioni radiofoniche in italiano. Morì a Roma nel 18 luglio del 1979.
Aldo soffriva di problemi psichici aggravatisi col tempo: gli fu diagnosticata una “schizofrenia autistica”. E’ morto in un ospedale psichiatrico a Modena nel luglio del 2011. Era rimasto internato lì per 31 anni, in seguito a ricoveri anche nell’U.R.S.S.
Secondo lo storico romano Piero Melograni, ex membro del PCI scomparso nel 2012, Nilde Iotti sarebbe stata costretta ad abortire (lei, femminista!) da Togliatti. Il motivo? Non far fare brutta figura al partito!
Vero è che la coppia prese in affido e poi adottò la piccola Marisa Malagoli, oggi psichiatra e docente universitaria. Era la sorellina di Arturo, un operaio ucciso dalle forze dell’ordine con 5 colleghi durante una manifestazione a Modena il 9 gennaio del 1950. Nilde Iotti rimase con Togliatti fino alla morte di quest’ultimo il 21 agosto del 1964 a Yalta.
Due anni prima di ottenere con Togliatti l’affido in Marisa, Nilde Iotti era stata rieletta alla Camera. Vi rimase fino al 18 novembre 1999, quando, salutata da fragorosi applausi e ringraziamenti, si dimise per motivi di salute.
Fu eletta presidente per tre volte di seguito: dal 20 giugno del 1979 al 22 aprile del 1992. Rimase in carica dodici anni e 307 giorni.
Nel frattempo, nel 1956 era diventata membro del comitato centrale e nel 1962 della direzione nazionale del PCI. L’anno successivo fu rieletta alla Camera, entrando a far parte della Commissione Affari Costituzionali.
Si occupò soprattutto di donne tra lavoro e famiglia. Per esempio si battè per il diritto al divorzio (approvato nel 1970) e per il suo mantenimento (1974).
Ciò significò scontrarsi con cattolici e democristiani, ma sulla Chiesa e i suoi fedeli Nilde Iotti si espresse in termini molto più concilianti rispetto ad altri compagni di partito.
Nel 1969 si recò per la prima volta con altri deputati comunisti al Parlamento europeo, dove lavorò alla legge sul suffragio diretto. Rimase deputata fino al suo ottenimento nel 1979.
Negli anni del “compromesso storico” si cominciò a pensare di nominare Nilde Iotti presidente della Camera. Pietro Ingrao si rifiutò di continuare e lei venne eletta al primo scrutino con 433 voti su 615.
Nel 1987 fu la prima donna e la prima comunista a poter ambire alla carica di Presidente del Consiglio. Nel 1991 rifiutò la nomina a senatrice a vita. Era circolata la voce che Francesco Cossiga intendesse proporgliela.
Nilde Iotti fu anche candidata alla Presidenza della Repubblica nel 1992. Tra le altre sue cariche, citiamo la vicepresidenza dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, dove si era recata guidando la delegazione italiana.
La salute, però, la fermò. Nilde Iotti morì a causa di un arresto cardiaco in una clinica nei pressi di Roma.
Oltre al docufilm di stasera in TV, nei prossimi giorni ne sarà trasmesso un altro sulla prima donna presidente della Camera. Avverrà nel pomeriggio di lunedì, 12 dicembre, alla Cineteca di Rimini.
L’opera s’intitola “Con voce di Nilde” ed è diretta dalla regista torinese Emanuela Piovano.
L’iniziativa è promossa dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia – Romagna e dalla Fondazione “Nilde Iotti“. Saranno presenti anche Livia Turco, che oggi la presiede, e la vicesindaca del capoluogo emiliano Chiara Bellini.